SONO UN PROFESSIONISTA IN ODONTOIATRIA

In ottemperanza con quanto previsto dalla normativa vigente, dichiaro sotto la mia responsabilità di essere un professionista del settore odontoiatrico e di essere pertanto autorizzato a prendere visione del contenuto presente in questo sito internet.

SONO UN OPERATORE DELL’INDUSTRIA MECCANICA

Innesti ossei o distrazione osteogenetica? Tecniche complementari ai fini implantari

De Santis B.

CASE REPORT
(.pdf - 483 KB)

De Santis B.

Laureato in Medicina e Chirurgia a Padova e specializzato in Chirurgia Maxillo-Facciale a Verona;
Dirigente Medico presso l’U.O.A. di Chirurgia Maxillo-Facciale dell’Ospedale di Castelfranco Veneto;
Professore a.c. di “Biomateriali in Chirurgia Facciale” dal 2003 al 2006 per la Scuola di Specializzazione di Chirurgia Maxillo-Facciale, Università di Padova;
Da 15 anni svolge la propria attività con particolare interesse per la chirurgia pre-protesica ricostruttiva, ortognatica e traumatologica;
Autore di pubblicazioni e relatore a congressi in ambito nazionale sugli argomenti di chirurgia pre-protesica e ricostruttiva;
Tuttora Docente a contratto presso il corso di laurea in odontoiatria dell’Università di Trieste.

NumeriUno, 6: 9-10, 2009
Le atrofie ossee, soprattutto negli esiti di interventi implantologici precedenti, sono associate a tessuti mucosi spesso cicatriziali e difficilmente trattabili. La tecnica di innesto osseo mediante interposizione garantisce la migliore vascolarizzazione dei frammenti ed il più completo consolidamento del tessuto ricostruito, la distrazione ossea, nata ed impiegata alternativamente agli innesti, garantisce il recupero anche di tessuto muco-gengivale. Se la richiesta spinge ad ottenere il miglior risultato possibile sia in termini funzionali che estetici, dobbiamo utilizzare tutte le metodiche di nostra conoscenza.

MATERIALI E METODI

La Signora I.G.V. di anni 57, reduce da precedenti interventi implantologici presentava una edentulia inferiore a destra con grave difetto osseo verticale (Figure 1 e 2), uno spazio protesico molto aumentato (Figura 3) e la ferma richiesta di ripristinare la masticazione con protesi implantare di dimensioni estetiche congrue.
Veniva sottoposta in anestesia generale, ad intervento ricostruttivo mediante osteotomia sopra neurale a cassetto (Figura 4) ed interposizione ossea di tessuto omologo fresco (Figura 5). Dopo la fissazione del lembo osteomucoso peduncolato, con l’innesto, mediante microplacca e vite, veniva posizionato distrattore alveolare ancorandolo al frammento osseo innestato (Figura 6).
Si eseguiva la prova di distrazione ossea intraoperatoria (Figura 7), poi si terminava con sutura adeguata. Nel post operatorio veniva eseguita Rx di controllo (Figura 8).
La paziente, dopo attenta igiene orale e terapia antibiotica per 6 gg, veniva rivista per rimozione delle suture a distanza di 10 giorni. In quell’occasione si iniziava la distrazione con movimenti giornalieri di 0,3-0.6 mm al giorno per i primi 15 giorni e a giorni alterni per altri 10 giorni. Controlli radiologici venivano eseguiti a fine distrazione ossea con OPT (Figura 9) e a 3 mesi dall’intervento con TC-Dentascan (Figura 10). A distanza di 4 mesi dall’intervento si procedeva all’inserimento degli impianti endossei, nel contempo si rimuovevano le osteosintesi e il distruttore (Figura 11). Dopo 3 mesi di attesa si procedeva a riapertura con lembo a spessore parziale e lateralizzazione di gengiva aderente ed applicazione di viti di guarigione. Dopo una fase di protesizzazione provvisoria di 5 mesi, (Figura 12) il collega protesista ultimava la terapia con protesi fissa definitiva.
DISCUSSIONE

Nelle gravi atrofie ossee mandibolari, soprattutto posteriormente, le metodiche a disposizione quali la GBR, le tecniche di apposizione con innesti onlay, l’utilizzo di biomateriali di sintesi, le tecniche di prelievo osseo in sede intra o extra orale per innesti autologhi o l’impiego di impianti corti, non trovano accordo sulla scelta di trattamento tra i vari operatori. Ritengo che l’associazione di metodiche differenti non debba sconcertare poiché deriva dalla valutazione sulle peculiarità delle singole metodiche. L'interposizione ossea, il cosiddetto innesto sandwich, garantisce nei settori mandibolari posteriori la migliore riuscita in termini di riassorbento osseo post-intervento. Il lembo peduncolato osteomucoso ha sicuramente miglior vita di un innesto osseo libero (Tecnica onlay) ed è quindi da preferirsi. L'utilizzo dell’osso omologo fresco che da quasi 6 anni, grazie alla nostra già grande esperienza clinica con più di mille pazienti operati, ci permette di evitare interventi di prelievo osseo, diminuendo quindi la morbidità connessa e ci semplifica e ci abbrevia i tempi di intervento. La distrazione ossea alveolare con dispositivi intraorali maneggevoli, per quanto alle volte indaginosa, sembra essere l’unica metodica che permette, al pari degli espansori tissutali, di produrre l’incremento di tessuto molle muco-gengivale, soprattutto quando quest’ultimo è cicatriziale.

CONCLUSIONI

Abbiamo a disposizione molte metodiche che sembrano cercare lo stesso risultato, l’indicazione corretta per la scelta della strategia è la cosa più difficile ed è quella che determina i migliori risultati. La possibilità di mettere in campo tecniche di osteotomia, l’ausilio dell’osso omologo fresco congelato e i dispositivi di distrazione intraorale sono metodiche singolarmente ben collaudate e poterle associare senza aumentare il numero di interventi è vantaggioso ed interessante.
Approfondimenti:
Implantologia a carico immediato

Iscriviti alla newsletter

Ricevi informazioni sui corsi
e sui nostri eventi

vuoi cambiare ambito?

Materiale informativo