SONO UN PROFESSIONISTA IN ODONTOIATRIA

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SONO UN OPERATORE DELL’INDUSTRIA MECCANICA

Rifacimento con tecnica diretta di vecchio restauro di un 21

Lamorgese E.

CASE REPORT
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Lamorgese E.

Laureato in Medicina nel 1976, specializzato in Odontostomatologia presso l’Università di Roma nel 1979.
Socio attivo A.I.C. Accademia Italiana di Conservativa dal 1984.
Socio attivo dal 1983, membro del Consiglio Direttivo dal 1990 al 1994 e membro della Commissione Accettazione Soci dal 1996 al 2004 della S.I.E. Società Italiana di Endodonzia.
Socio attivo della S.I.D.O.C. Società Italiana di Odontoiatria Conservativa.
Ha svolto attività didattica presso la Università di Roma “La Sapienza” nei master di Endodonzia e di Odontoiatria Adesiva.
Ha partecipato come relatore a più di 200 congressi.
Svolge la libera professione a Roma limitando la propria attività all’Endodonzia e alla Conservativa.
Autore di articoli scientifici inerenti l’Endodonzia e la Conservativa.
È socio fondatore del centro di aggiornamento professionale Emea Dental service (www.emeadentalservice.it).
Relatore di corsi nazionali ed internazionali.

NumeriUno, 8: 8-10, 2010
ABSTRACT
Data l’impossibilità di avere a disposizione un materiale composito che riesca a ricreare nello stesso spessore di smalto e dentina gli effetti che questi due tessuti creano nella loro sovrapposizione quando colpiti dalla luce, viene proposta una stratificazione basata sull’utilizzo di masse composito scelte più per il grado di opacità e traslucenza piuttosto che per il colore. Spesso, infatti, quando abbiamo sufficiente spessore, può capitare di dover utilizzare masse opache in superficie e masse traslucide in profondità. Altro aspetto del restauro estetico diretto è lo studio e la realizzazione delle caratterizzazioni che personalizzano il restauro contribuendo all’integrazione dello stesso con gli altri elementi dentali.
SEQUENZA OPERATIVA
Si presenta alla nostra osservazione un paziente che intende sostituire un vecchio restauro incongruo del 21 (Figura 1 e 2) per motivi estetici. Per la realizzazione del caso si procede così alla pianificazione delle varie fasi: le fotografie preliminari, la scelta corretta del colore prima di posizionare la diga di gomma, lo studio della forma e delle caratterizzazioni.
Si procede quindi con particolare attenzione all’isolamento del campo operatorio dell’intero sestante anteriore (Figura 3). Si rimuove il precedente restauro con fresa da turbina a grana grossa sotto abbondante irrigazione. Si esegue poi sulla superficie vestibolare un bisello di 1 mm ottenuto prima con una fresa a pallina a grana grossa montata su turbina (Figura 4) rifinito poi con frese a football ad anello giallo (Figura 5).
Per la rifinitura della superficie interprossimale si utilizza una fresa multilama a fiamma con punta sottile per salvaguardare il dente adiacente. La preparazione viene rifinita e lucidata con gommini e spazzolini sotto abbondante getto d’acqua (Figura 6). L’utilizzo di un divaricatore di Ivory ci permetterà di lavorare in sicurezza e comodamente nello spazio interprossimale (Figura 7).
Si passa quindi alle manovre adesive in questo caso condotte con sistema adesivo automordenzante applicando così il primer e l’adesivo in un unico passaggio (All Bond SE, Bisco). Con questi sistemi adesivi è comunque consigliata una mordenzatura selettiva dello smalto per 15 secondi (Figura 8). Dopo aver risciacquato accuratamente l’acido per una decina di secondi, prima del passaggio del primer, è stato effettuato un lavaggio con il Cavity Cleanser (Bisco), un liquido a base di clorexidina al 2% (Figura 9), efficace nel migliorare la resistenza alla degradazione a lungo termine del legame adesivo. Quindi, dopo aver asciugato, si mescolano le due parti dell’adesivo e lo si applica sulla superficie dentale con un brush ben impregnato
strofinando energicamente; lasciato in posa alcuni secondi si asciuga accuratamente e a lungo per eliminarne gli eccessi (Figura 10).
Si polimerizza l’adesivo per 30-40 secondi con una lampada ad alta potenza con un programma ad intensità incrementale (Figura 11).
La tecnica di stratificazione utilizzata prevede l’utilizzo di una massa ad elevata opacità per sostituire la dentina naturale, in questo caso rappresentata dalla massa 3 del composito Adonis (Figura 12).
La parte di cresta marginale che in natura è costituita da solo smalto, viene eseguita con una massa ad elevato valore ed opacità: la XW extreme white dell’Adonis (Figura 13). Per ricreare la trasparenza dell’aureola incisale presente sul dente di riferimento viene utilizzata la massa T, trasparente (Figura 14).
La XW viene nuovamente riutilizzata per evidenziare il margine incisale e creare contrasto con la zona di trasparenza subito a ridosso precedentemente eseguita (Figura 15).
Per mascherare meglio il passaggio tra cavità ed otturazione, sul bisello, a tutto spessore, stratifichiamo la massa 1 opaca quindi coprente (Figura 16). Terminiamo la stratificazione del restauro con una unica massa di smalto traslucente (Figura 17).
Passiamo così alla fase di sgrossatura e rifinitura con una fresa a grana grossa che servirà per ricreare la microgeografia di superficie e la particolare incisura sul margine incisale presente sul dente di riferimento. Per la caratterizzazione da ipocalcificazione biancastra viene asportata una porzione di materiale tale da ottenere lo spessore necessario all’applicazione prima della resina fluida super colorata bianca opaca stemperata con dell’adesivo, che servirà anche a fissarla sulla superficie per mezzo della polimerizzazione, poi da un strato di smalto W che proteggerà la caratterizzazione dall’usura da spazzolamento (Figura 18-19-20).
Prima di rimuovere il divaricatore continuiamo la rifinitura con strisce abrasive a grana decrescente per rifinire la zona interprossimale del restauro (Figura 21). Con una sequenza di gommini con abrasività decrescente ammorbidiamo la microgeografia di superficie (Figura 22).
In ultimo le setole e feltrini pre-impregnati di pasta diamantata (Figura 23) concludono la lucidatura. Una volta rimossa la diga, se necessario, possiamo utilizzare setole più morbide per la brillantatura finale (Figura 24) e approfondiamo l’incisura sul margine incisale con un disco diamantato a grana fine (Figura 25).
Le caratterizzazioni di forma e di colorazione hanno personalizzato il restauro rendendolo molto più naturale, come si può riscontrare dalle immagini finali a confronto con l’iniziale (Figure 26 , 27 e 2).
Approfondimenti:
Implantologia a carico immediato

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