La moderna terapia implantoprotesica richiede al clinico sempre più una riduzione dell’invasività chirurgica ed un risparmio temporale nella fase di protesizzazione. Il tutto si riflette in un minor disagio del paziente con un notevole risparmio sia biologico che economico. La protesizzazione immediata di impianti realizzata solidarizzando gli abutment con una semplice struttura in resina non si è dimostrata sempre affidabile, ma se tale struttura è rinforzata, eliminando in tal modo il rischio di micromovimenti, essa diventa molto più predicibile. Si è visto che utilizzando fixture con platform switching e posizionando un moncone definitivo al momento dell’inserimento dell’impianto è possibile ottenere un riassorbimento marginale inferiore rispetto ad impianti senza platform switching e sui quali viene più volte rimosso il moncone. Il posizionare il moncone definitivo nella prima fase chirurgica richiede l’utilizzo di una protesi cementata che ha dimostrato essere legata ad un rischio perimplantite legato alla presenza di cemento nel solco perimplantare e non sono ancora state messe a punto modalità operative univoche volte a ridurre al minimo il rischio di lasciare residui di cemento. Non esiste attualmente un vero e proprio protocollo da seguire per la scelta delle componenti implantari, per la procedura di cementazione e per il mantenimento dei restauri in implantoprotesi cementata. Per i suddetti motivi l’autore propone una nuova metodica protesica che utilizzando abutment dedicati preformati, permette di rispettare l’attuale gold standard determinato dall’utilizzo del platform switching e dal posizionamento del moncone definitivo al momento della chirurgia. La connessione protesica prevede l’utilizzo di cappette conometriche fornite dall’azienda, che consentono di confezionare un provvisorio chair side con l’ausilio della saldatura intraorale. La protesi provvisoria a ritenzione conometrica presenta una estrema affidabiltà di tenuta e una completa reversibilità, tale da garantire la possibilità di rimozione da parte dell’odontoiatra ogni qual volta si renda necessario, applicando sempre la stessa forza. Nel contempo garantisce un sigillo marginale perfetto che non necessita l’utilizzo di cementi e determina uno splintaggio degli impianti permettendo di eseguire il carico immediato in sicurezza. La saldatura intraorale consente in questa fase di ottenere un manufatto protesico rinforzato estremamente affidabile e preciso con una notevole riduzione di tempi e di costi. In fase di protesi definitiva l’utilizzo di cappette conometriche preformate permette di ottenere inoltre una perfetta passivazione della struttura protesica.
CASO CLINICO
La paziente si presenta alla nostra osservazione con la necessità di riabilitare il 3° quadrante in regione 35 e 36 a seguito dell’avulsione dell’elemento 36 gravemente compromesso (fig.1). Su richiesta della paziente non si procede al posizionamento immediato post-estrattivo degli impianti ma si opta per il posizionamento differito.