Scientifica implantologia

Clinical Oral Implants Research, 2013; 24: 77-86

RISULTATI DELLA GUARIGIONE INTORNO A IMPIANTI INSERITI IN SITI RIGENERATI CON PARTICOLATO DI OSSO AUTOLOGO E MATERIALI XENOGRAFICI. STUDIO SPERIMENTALE SUI CANI

È stata testata in vivo l’osseointegrazione di impianti posizionati in siti precedentemente rigenerati con osso nativo e con particolato di DBBM. Tre mesi dopo l’intervento, tutti gli impianti erano ben integrati, nei siti relativi a difetti originali gravi erano ancora reperibili particelle residue di DBBM.

Clinical Oral Implant Research, 2012; 23: 542-549

OSTEOGENESI INTORNO A IMPIANTI SENZA CONTATTO DIRETTO CON L'OSSO: STUDIO SPERIMENTALE NEI CANI

In vivo gli impianti sono stati posizionati in siti standard (Gruppo Controllo), in siti con difetti circonferenziali lievi (Gruppo Test 1), e in siti con difetti circonferenziali ampi (Gruppo Test 2). Nei Gruppi Test non è stata adottata nessuna tecnica di rigenerazione ossea, e gli impianti sono stati lasciati a guarire nel vuoto. A tre mesi si è osservata osseointegrazione intorno a tutti gli impianti, sebbene nei Gruppi Test 1 e Test 2 il BIC fosse ancora basso e un ampio strato di tessuto connettivo, direttamente proporzionale all’entità del difetto, avesse colmato il gap. Le dimensioni dei difetti sono quindi state in grado di influenzare i risultati. Clinicamente si tenga quindi presente che difetti ossei non rigenerati manifestano tempi di guarigione più lunghi.

Numeri Uno, 2014;20:18-19

Le riabilitazioni implantari nei settori estetici richiedono sempre la massima attenzione da parte degli operatori, specie nei casi in cui si rende necessario utilizzare la tecnica di impianto post estrattivo ed ancor più se a “carico immediato”. In questi casi la preparazione del caso clinico è di fondamentale importanza
per ottenere quante più informazioni pre operatorie possibili e per lo studio dei materiali da impiegare. Nel caso qui descritto era necessario utilizzare un impianto a vite che consentisse di raggiungere un torque di inserimento non inferiore ai 50 Ncm e che, nel contempo, ci desse la possibilità di variare il punto di emergenza del profilo protesico consentendo di effettuare uno switching platform verticale e dando all’operatore. L’impianto PRAMA, qui utilizzato, riunisce in sé queste caratteristiche principali, aggiungendo anche una superficie biologicamente performante. L’esecuzione clinica è stata complicata dalla necessità di effettuare anche una rigenerazione ossea guidata nella deiscenza vestibolare che ha richiesto una gestione dei tessuti molli molto accurata, in linea con le indicazioni della letteratura per i casi estetici.
Il provvisorio è stato altresì sostenuto, nelle fasi iniziali, da un piccolo splint ai denti vicini con resine composite.

Numeri Uno 2014; 01:6-9

TECNICHE DI IMPRONTA AFFIDABILI: DUE PROPOSTE PER UNO STESSO OBIETTIVO

Paziente di 45 anni, senza antecedenti medici di interesse, totalmente edentulo in mandibola. Dopo la realizzazione dello studio clinico e radiografico si decide di pianificare la collocazione di 6 impianti inferiori e l’installazione di una protesi avvitata provvisoria immediata.
Dopo il procedimento chirurgico standard, che consiste nella collocazione di 6 impianti Sweden & Martina Premium da 3,8 mm x 1 mm, si collocano le transmucose di guarigione e si sutura attorno a queste. In seguito si sostituiscono le transmucose con transfer in PEEK e si procede alla stabilizzazione degli stessi con una resina fotopolimerizzante (Conlight, Kuss Dental, Madrid, Spagna). Successivamente si modificano i modelli realizzati precedentemente con l’obiettivo di alloggiare al loro interno la struttura solidarizzata realizzata, per prendere un’impronta in occlusione che permetta al tecnico di laboratorio di avere informazioni sull’ occlusione prima dell’intervento. Si riempie poi l’interno del modello con un polimero (Impregum, 3M Espe, Seefeld, Germania) e si realizza un’impronta a bocca chiusa, collocando
nelle facce occlusali dei denti un materiale per la registrazione (Occlufast, Zhermack, Italia). Dopo il tempo di polimerizzazione (3 minuti) si rimuove l’impronta e si invia al laboratorio per procedere alla realizzazione della protesi provvisoria.
Passati 3 mesi, si procede con la riabilitazione definitiva che prevede una protesi avvitata ibrida CAD/CAM con struttura di titanio.
Per la realizzazione dell’impronta definitiva si ricorre all’utilizzo di transfer con cucchiaio aperto solidarizzati con una barra in titanio di 1,5 mm. Questo procedimento si finalizza utilizzando la saldatrice intraorale Dent Weld. Il suddetto dispositivo presenta una pinza che trasmette energia in grado di produrre il calore necessario per la fusione del titanio. Prima dell’inizio del protocollo, si utilizza l’apribocca Optra Gate (Ivoclar Vivadent, Schaan, Liechtenstein) per facilitare l’apertura della bocca del paziente e migliorare l’accesso ai transfer. In seguito si configura il dispositivo Dent Weld, nel programma Single a potenza selezionata (54% a 162 Joules per una barra di titanio di 1,5 mm di spessore) e si collegano gli elettrodi ai due transfer, si taglia la barra con una fresa diamantata per contrangolo con irrigazione e si continua con il transfer successivo con una nuova barra per saldatura. In questo modo si riesce ad evitare “l’effetto memoria” della barra di titanio, che potrebbe produrre una distorsione dell’insieme dei transfer nel momento in cui viene staccata l’impronta. Una volta solidarizzati tutti i transfer a due a due, si verifica il corretto adattamento del cucchiaio individualizzato e si procede all’impronta a strappo con tecnica della doppia miscela utilizzando silicone pesante e leggero (Virtual, Ivoclar, Shaan, Lichtestein,).

Numeri Uno 2014;18:12-14

La paziente si presenta alla nostra osservazione con la necessità di riabilitare il 3° quadrante in regione 35 e 36 a seguito dell’avulsione dell’elemento 36 gravemente compromesso. Su richiesta della paziente non si procede al posizionamento immediato post-estrattivo degli impianti ma si opta per il posizionamento differito.
distanza quindi di 4 mesi dall’estrazione si posizionano, con tecnica flap-less, 2 impianti (Sweden & Martina) Shelta rispettivamente di 3,80 mm di diametro e lunghezza 11,5 in regione 35 e 4,25 mm di diametro e lunghezza 11,5 in regione 36. Su entrambi gli impianti si rilevava un torque di inserimento di 65 NCm. Sugli impianti vengono posizionati 2 monconi conici a diametro ridotto definitivi predisposti per utilizzare il sistema protesico conometrico (Sweden & Martina). Nella stessa fase chirurgica si procede al posizionamento delle cappette conometriche preformate (Sweden & Martina). Le cappette vengono solidarizzate mediante saldatura endorale (Dent Weld, Sweden & Martina) utilizzando una barra in titanio del diametro di 1,5 mm. In tal modo si ottiene un manufatto protesico estremamente preciso, rimovibile, che ci permetterà di confezionare un provvisorio a carico immediato. Le cappette saldate vengono rimosse per verificare la loro passività e la possibilità di essere inglobate nel provvisorio preconfezionato. Una volta riposizionata la struttura elettrosaldata sui monconi si procede alla ribasatura diretta del provvisorio in modo da poter inglobare la struttura stessa ed ottenere quindi un manufatto rimovibile rinforzato che avrà anche il vantaggio di stabilizzare gli impianti.
Conclusioni: Il caso presentato dimostra come si possa, con questa tecnica, realizzare in modo semplice e veloce un’implantoprotesi a carico immediato che rispetti i concetti di platform switching posizionando già in fase chirurgica il moncone definitivo che non verrà più rimosso, grazie alla disponibilità di monconi con varie altezze transmucose. L’utilizzo di cappette conometriche precostruite permette di ottenere un’altissima precisione e la solidarizzazione mediante elettrosaldatura consente di stabilizzare gli impianti posizionati e di confezionare alla poltrona un provvisorio che, oltre ad essere estremamente resistente, consente al clinico di poterlo rimuovere agevolmente in qualsiasi momento. La standardizzazione della metodica e la sua adattabilità ai vari sistemi implantari Sweden & Martina determina la sua facilità di
utilizzo e la conseguente economicità.

Italian Dental Journal 2014; 29, agosto

Journal of Oral Implantology 2014; 8 [Epub ahead of print]

HORIZONTAL DENTURE: UN?ALTERNATIVA PROTESICA PER PAZIENTI CON GRAVE ATROFIA MASCELLARE. NOTA TECNICA

Il Dr. Panadero in entrambi questi lavori descrive dei casi eseguiti con una nuova tecnica di riabilitazione protesica mediante overdenture con struttura secondaria ancorata tramite inserzione orizzontale ad una struttura primaria. Questa soluzione consente il recupero di dimensione orizzontale, evitando la necessità di ricorrere ad invasivi interventi ricostruttivi.

Numeri Uno, 2013; 17:18-20

La realizzazione di una riabilitazione implantare a carico immediato rappresenta una sfida per il team dello studio odontoiatrico ed il successo è legato alla sinergia tra fasi chirurgiche e protesiche. Attraverso l’esecuzione di un case report viene descritta una tecnica semplice per fabbricare un provvisorio full arch a carico immediato. L’uso di nuovi elementi appositamente progettati per realizzare il framework di resina calcinabile e la cementazione intraorale della travata metallica permettono di diminuire i tempi di inserzione del provvisorio ad 8 ore dal termine della chirurgia ed ottenere i requisiti di resistenza e passività importanti durante la prima fase del carico implantare.