Scientifica implantologia

Dental Cadmos, 10:79-85, 2002

Gli impianti immediati sono attualmente considerati una predicibile opzione terapeutica nelle riabilitazioni di arcate mascellari e/o mandibolari di pazienti edentuli o parzialmente edentuli. Spesso i deficit ossei perimplantari necessitano di terapie rigenerative. Le membrane barriera sono state spesso utilizzate in tali procedure e in alcuni casi si sono accompagnate a un’esposizione precoce nel cavo orale che potrebbe spiegare gli scarsi risultati clinici registrati in tali evenienze. Viene descritto il caso di un impianto immediato con un deficit osseo vestibolare trattato con l’utilizzo di un innesto autologo di plasma ricco di piastrine.

Journal of Clinical and Experimental Dentistry 2015;7(1):e175-9

COLLOCAMENTO IMMEDIATO DI SINGOLO IMPIANTO CON CONTESTUALE CARICO IMMEDIATO IN UN ALVEOLO FRESCO ASSOCIATO A INFEZIONE PERIAPICALE: DESCRIZIONE DI UN CASO CLINICO

Numeri Uno, 17, 2013, 21-22

Una donna di 44 anni, non fumatrice, si presenta alla nostra attenzione con una frattura radicolare del 1.2; tale frattura è comunque evidenziata da un RX OPT (fig.1) ed RX endorale con tecnica parallela per valutare inoltre la possibilità di eseguire un impianto postestrattivo immediato.
Dall’anamnesi medica non risultano malattie cardiovascolari, diabete, immunodeficienze, diatesi emorragiche e disordini del metabolismo osseo che possano inficiare l’osteointegrazione o essere una controindicazione all’inserimento di un impianto; dall’anamnesi odontoiatrica si evidenzia una storia di processi cariosi. L’esame obbiettivo del cavo orale oltre che confermare i sospetti anamnestici ci ha permesso di osservare un livello soddisfacente di banda di gengiva aderente. Alla visita clinica sono stati eseguiti dei sondaggi parodontali, che davano esito negativo. Viene così effettuata l’estrazione della radice dell’elemento 1.2. L’anestesia locale era eseguita con infiltrazione plessica di articaina con adrenalina 1:100.000 (Ubistesin, 3M Espe, U.S.A.). L’estrazione dell’elemento dentario è stata effettuata nel modo più conservativo possibile, facendo particolare attenzione a non ledere le pareti ossee alveolari, in particolare, la corticale vestibolare. A questo fine si è utilizzato il bisturi Beaver n. 64, come un sindesmotomo, per lussare la radice con l’ausilio di un martelletto chirurgico. Questo ha garantito l’integrità dell’osso alveolare e le sue capacità riparative. Nella stessa seduta è stato inserito un impianto Premium 4.25 x 11.5, di dimensioni congrue a quelle dell’alveolo post-estrattivo, con superficie di tipo HRPS (High Roughness Plasma Spray, trattamento apicale degli impianti DES) Sweden & Martina (Italia) non sommerso e con una vite di guarigione lunga. L’impianto, grazie alla sua capacità autofilettante, viene inserito nell’alveolo senza effettuare alcun fresaggio e, naturalmente, non viene sommerso. La parte rugosa è stata posizionata infraossea lasciando la parte liscia del colletto fuori, nel rispetto dell’ampiezza biologica, per dare attacco alle fibre connettivali. Inserito l’impianto, residuava un gap di circa 1,8 mm che veniva colmato con del collagene di tipo Gingistat (Italia). La sutura è stata effettuata mediante punti staccati ad
ancoraggio sottoperiosteo. L’impianto è stato caricato protesicamente in modo precoce ed il followup è avvenuto mediante controlli clinici e radiografici a 15, 30, 90 giorni ed 1 e 2 anni. Il controllo clinico a 30 gg evidenzia una buona guarigione dei tessuti, con la formazione di un ottimo profilo di emergenza. Il caso viene temporizzato a 30 gg con un provvisorio. Visione clinica ad 1 anno e controllo Rx a 2 anni che mostra l’ottimo mantenimento del livello osseo crestale.

Journal of Periodontology, 2014; 85:1537-48

CAMBIAMENTI NEL LIVELLO DI OSSO CRESTALE ATTORNO AD IMPIANTI IMMEDIATI: UNA REVISIONE SISTEMATICA E META-ANALISI CON ALMENO 12 MESI DI FOLLOW-UP DOPO IL CARICO FUNZIONALE

Da questa meta analisi emerge che impianti inseriti in siti post-estrattivi immediati mostrano minor riassorbimento osseo perimplantare rispetto ad impianti inseriti in siti guariti. Inoltre l’utilizzo della tecnica Switching Platform contribuisce a preservare ulteriormente il livello osseo. La cautela interpretativa è d’obbligo, vista l’eterogeneità degli studi.

Journal of Periodontology, 2014; 85:e323-332

STABILITÀ TISSUTALE DI IMPIANTI INSERITI IN ALVEOLI POST-ESTRATTIVI DIFFERITI: STUDIO DI COORTE PROSPETTICO A 5 ANNI

Questo studio ha valutato il mantenimento dei livelli di osso crestale, la stabilità dei tessuti molli e la soddisfazione soggettiva dei pazienti in 47 riabilitazioni singole con impianti Premium post-estrattivi immediati in alveoli sottoposti a tecnica di preservazione (chirurgia flapless e utilizzo di bone graft e membrana in collagene). Il follow-up a 5 anni ha riportato variazioni minime dei livelli ossei e un guadagno dei tessuti molli. Si riconferma quindi che la tecnica di preservazione degli alveoli è in grado di favorire gli esiti estetici e funzionali degli impianti post-estrattivi immediati.

The Journal of Craniofacial Surgery, 2014; 25:796-798

USO POST-TRAUMATICO DEGLI IMPIANTI DENTALI IMMEDIATAMENTE DOPO L’ESTRAZIONE – STUDIO CLINICO

La frattura orizzontale delle radici comporta normalmente problemi a carico dei tessuti adiacenti. Questo studio ha valutato l’inserimento immediato  di 25 impianti Premium in altrettanti pazienti, in seguito alla rimozione di denti che presentavano questa patologia. A distanza di 12 mesi, controllo radiografico e sondaggio hanno mostrato integrazione senza segni di infezione o sanguinamento. Gli impianti post-estrattivi immediati sono una valida procedura chirurgica in seguito all’estrazione di denti fratturati.

Numeri Uno 12 , 2012, 8-9

L’estrazione di elementi dentari in zone esteticamente rilevanti impone al clinico implantologo una seria valutazione dei tessuti molli preesistenti. Se i tessuti molli (papille, altezza del bordo gengivale) che circondano l’elemento da estrarre sono adeguati, il metodo più semplice e predicibile per mantenerli è certamente un impianto postestrattivo caricato immediatamente con un provvisorio che sostenga adeguatamente e tridimensionalmente i tessuti gengivali preesistenti. Se, invece, i tessuti molli sono insufficienti, si consiglia una tecnica in due stage per ricostruire ed aumentare i tessuti ossei e gengivali con tecniche Langer o Ice Cream. Con il presente articolo ci occupiamo del primo caso (tessuti molli preestrattivi adeguati).
Nella scelta dei materiali più adatti per effettuare un impianto postestrattivo a carico immediato, molto importante appare l’utilizzo di impianti fortemente autofilettanti e con larghe spire capaci di ottenere stabilità primarie elevate anche all’interno di alveoli morfologicamente complessi. Parlando di monconi protesici provvisori, appare fondamentale scegliere monconi che abbiano i primi 2 mm apicali (=ampiezza biologica) di materiale biocompatibile (titanio) al fine di facilitare un attacco dei tessuti gengivali sul moncone prevenendo così una antiestetica migrazione apicale dei tessuti. Un impianto con il platform switching, infine, garantisce un minor riassorbimento dell’osso perimplantare consentendo in tal modo il mantenimento nel tempo del risultato estetico ottenuto.

Numeri Uno 11, 2012, 15-17

RIABILITAZIONE CON PROTESI FISSA AD ARCO COMPLETO MASCELLARE E MANDIBOLARE SU IMPIANTI POST-ESTRATTIVI. CASE REPORT

Gli impianti immediati rappresentano una modalità di trattamento ad alta percentuale di successo. Chen e coll. hanno preso in esame la letteratura per confrontare le percentuali di successo e i risultati clinici associati agli impianti immediati, precoci e differiti, riscontrando che tali percentuali erano simili tra i gruppi analizzati. Alcuni dei vantaggi rispetto agli impianti differiti sono: la riduzione della perdita ossea, la diminuzione dei tempi di trattamento e l’assenza di secondi interventi. È stato evidenziato che in pochi studi viene valutata la soddisfazione dei pazienti nei confronti del trattamento riabilitativo in un’arcata edentula. Inoltre, non vi è omogeneità nel metodo adottato per valutare la percezione dei pazienti. Van Steenberghe e coll. hanno valutato, tramite VAS, la soddisfazione per l’estetica, la funzionalità, la fonazione e la sensazione tattile dei pazienti a distanza di 3 mesi dal carico immediato. La soddisfazione è stata molto alta per quanto riguarda l’estetica, la funzionalità e la sensazione tattile; circa la metà dei pazienti ha manifestato, invece, una soddisfazione soltanto moderata in relazione alla fonazione. Questi autori hanno
inoltre registrato il parere del medico per quanto riguarda l’estetica e la funzionalità, classificandole come eccellente, buona, accettabile, inaccettabile: 18 su 24 hanno riscontrato una funzionalità eccellente e 16 un’estetica eccellente; solamente in un caso la protesi è stata giudicata inaccettabile esteticamente, per una marcata deviazione della linea mediana, ed è stata ripetuta. Lo scopo del presente studio è stato quello di presentare un caso di riabilitazione orale con protesi fissa
ad arcata completa mascellare e mandibolare su impianti post-estrattivi. A distanza di 12 mesi dal carico protesico sono stati valutati la soddisfazione del paziente per la protesi provvisoria e definitiva, il successo e la perdita ossea marginale.

Maxillaris, Ciencia y Actualidad Profesional e Industrial del Sector Dental, 2012, XV, 155: 110-126

IMPIANTI IMMEDIATI DEGLI ALVEOLI POSTESTRATTIVI. FATTORI CLINICI NELLA GUARIGIONE DEI TESSUTI DURI E MOLLI

Questa revisione della letteratura realizzata dal team del Dr. Vignoletti si propone di valutare i cambiamenti morfologici degli alveoli nelle fasi successive all’estrazione dentale, nonché i fattori che maggiormente influenzano il processo di guarigione dopo l’inserimento dell’impianto nell’alveolo post-estrattivo.
I risultati istologici sul modello animale hanno dimostrato marcati cambiamenti morfologici della cresta alveolare del sito post-estrattivo, sia in senso orizzontale che verticale. Bisogna, tuttavia, sottolineare una grande variabilità nei risultati. L’obiettivo di questa revisione è quello di mettere in evidenza, attraverso l’analisi di 13 articoli (4 dei quali su impianti Sweden&Martina) selezionati secondo i criteri di selezione della revisione, i diversi fattori che incidono maggiormente nel processo di guarigione dopo l’estrazione del dente e la collocazione dell’impianto. Gli studi scientifici presi in considerazione evidenziano che il posizionamento di impianti immediati porta a un riassorbimento osseo compreso tra i 3.14mm e i 0.7mm nella parte vestibolare dell’alveolo; questo processo è influenzato da fattori quali il diametro dell’impianto,
il tipo di alveolo e il protocollo chirurgico utilizzato. In particolare, si è osservato che posizionando impianti immediati in alveoli sia di premolari che di primi molari, si verificava una minor perdita di altezza ossea; inoltre, quanto maggiore era il gap tra l’impianto e la parete buccale dell’alveolo, minore era il riassorbimento osseo. Pertanto, le situazioni cliniche più favorevoli affinché il fisiologico rimodellamento della morfologia dell’alveolo non causi perdita ossea tale da creare una deiscenza dal lato vestibolare dell’impianto sono: a) lo spessore della parete ossea vestibolare (favorevole se maggiore di 1mm), b) la presenza di un gap tra la superficie dell’impianto e la parete ossea vestibolare (favorevole se maggiore di 1mm). In base a questi due fattori, si può quindi procedere alla scelta del diametro dell’impianto più adeguato alla situazione clinica. Tuttavia va anche tenuto conto di un terzo fattore: lo spessore medio delle pareti ossee buccali nella zona estetica. Recenti studi hanno evidenziato che lo spessore medio delle pareti buccali in zone estetiche è nell’87% dei casi inferiore a 1mm; pertanto in alveoli con sufficiente spessore
della parete vestibolare, dove la richiesta estetica non sia prioritaria, si raccomanda l’inserimento di impianti di diametro ridotto in posizione sottocrestale linguale o palatina. L’uso di biomateriali può inoltre ridurre il grado di riassorbimento orizzontale della parete vestibolare dell’alveolo. In casi che non rispettino
questi requisiti o che abbiano alte aspettative estetiche, si deve sempre tenere conto della necessità di utilizzare tecniche rigenerative sui tessuti duri e molli, contestualmente all’inserimento dell’impianto. Per queste situazioni cliniche più complesse, è più adeguato l’inserimento dell’impianto a 6/8 settimane
dall’estrazione, così da conservare l’architettura originale dell’alveolo e, allo stesso tempo, il clinico dispone di sufficiente mucosa cheratinizzata così da consentire una miglior gestione dei tessuti durante la chirurgia rigenerativa.

Journal of Clinical Periodontology, 2012 Jun; 39: 582-589

REVISIONE SISTEMATICA DELLA FREQUENZA DELLE RECESSIONI AVANZATE IN SEGUITO A IMPIANTI SINGOLI POSTESTRATTIVI IMMEDIATI

Data la grande attenzione che i ricercatori hanno dedicato negli ultimi anni all’uso di impianti postestrattivi e alle conseguenti recessioni avanzate dei tessuti vestibolari, anche il prestigioso Journal of Clinical Periodontology ha scelto di pubblicare una revisione sistematica sull’argomento. La revisione conclude che vi è un minor rischio di recessione qualora la parete di osso vestibolare postestrattiva residua sia intatta, il biotipo gengivale sia spesso,
e si possa effettuare una procedura chirurgica flapless molto conservativa. Quando questi parametri non sono presenti, è opportuno effettuare una attenta valutazione dei rischi estetici in cui si può incorrere.