Scientifica implantologia

Medicina Oral Patología Oral Cirugía Bucal. 2011 May 1;16 (3):e400-5

Tutti gli studi inclusi in questa revisione della letteratura dimostravano come il protocollo switching platform migliorasse la preservazione dell’osso perimplantare.

International Journal of Oral and Maxillofacial Implants, 2011 May-Jun;26(3):618-30

INFLUENZA DEL PLATFORM SWITCHING SULLA BIOMECCANICA DEL SISTEMA IMPIANTO-PILASTRO. STUDIO TRIDIMENSIONALE A ELEMENTI FINITI

Gli autori hanno esaminato dal punto di vista immunoistochimico la relazione fra la qualità dell’osso ricevente e il riassorbimento osseo perimplantare a 36 mesi in siti trattati con protocollo standard versus protocollo switching platform. Hanno rilevato una tendenza individuale al riassorbimento. La struttura e la qualità ossea individuale a livello locale sembrano essere correlate al grado di riassorbimento, che è influenzato anche dalla presenza di biglicani e del fattore-a di necrosi tumorale.

Med Oral Patol Oral Cir Bucal. 2011 Sep 1;16 (6):e852-6

INFLUENZA DEL PLATFORM SWITCHING SULLA BIOMECCANICA DEL SISTEMA IMPIANTO-PILASTRO. STUDIO TRIDIMENSIONALE A ELEMENTI FINITI

L’obiettivo di questo studio è stato valutare la biomeccanica del sistema impianto-pilastro in caso di configurazione tradizionale e platform switching, usando un’analisi agli elementi finiti. Con le dovute cautele, si può affermare che questa tecnologia permette di riportare ad un modello digitale gli eventi biomeccanici, analizzandone la distribuzione degli stress e valutandone le eventuali ripercussioni biologiche. Tanto maggiore è la definizione (numero di nodi ed elementi), tanto più vicino alla realtà può essere considerata l’analisi. In questo caso è stata eseguita una analisi 3D ad elementi finiti dopo aver costruito una mesh con 60.000 elementi e 100.000 nodi. Per rendere le condizioni di analisi ancora più vicine alla realtà, si è impiegata particolare attenzione alla definizione dell’osso, dove sono state disegnate sia la componente corticale che midollare, con le diverse caratteristiche bio-fisiche (modulo di Young). La valutazione è stata effettuata su tre diverse configurazioni impianto-pilastro:
1. impianto di diametro 3.8 mm con pilastro corrispondente (modello di controllo Standard)
2. impianto di diametro 5.5 mm con pilastro corrispondente (modello di controllo aumentato)
3. impianto di diametro 5.5 mm con pilastro da 3.8 mm (modello sperimentale con configurazione platform switching).

La tipologia di impianto utilizzata è stata quella dell’impianto Global (Sweden & Martina). In accordo con la Letteratura e le norme ISO che standardizzano le condizioni di sperimentazione, sulla porzione coronale del pilastro sono stati applicati carichi di 130N verticali (assiali) e 90N orizzontali. Con queste condizioni di carico sono stati quindi valutati gli indici di stress di Von Mises e sono stati registrati i valori minimi e massimi per ogni configurazione impianto-pilastro.
Alla fine della sperimentazione, gli stress di Von Mises registrati sulla configurazione standard indotti dal carico variavano da 150 MPa a 58 Pa (a livello dell’impianto) e da 150 Mpa a 52 MPa (a livello dell’abutment); nella configurazione del modello aumentato, gli stress variavano da 45 MPa a 55 Pa (impianto) e da 70 MPa a 55 MPa (abutment); nella configurazione platform switching, gli stress misurati variavano da 190 MPa a 64 Pa (impianto) e da 85 MPa a 42 MPa (pilastro). I massimi livelli di stress trasmessi dal sistema impianto-pilastro all’osso corticale e trabecolare erano rispettivamente di 67 Pa e 52 MPa (configurazione standard); 54 Pa e 27 MPa (configurazione aumentata) e 64 Pa e 42 MPa (Platform switching). La valutazione dei valori di stress sul corpo della fixture ha permesso di evidenziare una sostanziale diminuzione degli stessi nella regione della filettatura, correlata al divario di diametro tra impianto e pilastro nella configurazione Platform Switching.
Concludendo, si può affermare che la configurazione platform switching porta non solo ad una relativa diminuzione dei livelli di stress rispetto alle configurazioni standard (sia standard sia aumentata), ma anche ad un notevole spostamento dell’area di sollecitazione dall’osso alla piattaforma implantare, potenzialmente provocando così un inferiore sovraccarico della cresta ossea.


Questo studio meccanico a elementi finiti ha valutato la diversa distribuzione degli stress da carico tra impianti di piccolo e grande diametro restaurati con protocollo tradizionale, paragonandoli ad impianti restaurati con abutment ridotto secondo il concetto di switching platform. I risultati dimostrano che la configurazione switching platform porta non solo ad una relativa diminuzione dei livelli di stress rispetto alle configurazioni standard strette e larghe, ma anche ad un notevole spostamento dell’area di sollecitazione, dando potenzialmente esito a un inferiore sovraccarico della cresta ossea.

Clinical Oral Implant Research, Early View First Published online on 2011, November 2nd

EFFETTO DI ABUTMENT DI DIAMETRO DIVERSO SU IMPIANTI DI PIATTAFORME PIÙ AMPIE: STUDIO SPERIMENTALE NEI CANI

La tecnica di switching platform con un mismatching da 0.85 mm è in grado di mantenere il livello osseo della cresta buccale meglio di un impianto caricato con tecnica tradizionale.

Clinical Oral Implant Research, Early View, First Published online on 2011, September 29th

TESSUTI MOLLI ATTORNO AD IMPIANTI SWITCHING PLATFORM: VALUTAZIONE ISTOIMMUNOCHIMICA

Proseguendo un precedente studio, gli autori hanno valutato gli aspetti infiammatori di tipo molecolare (biomarker RANKL e IL-17) e cellulare (conta dei linfociti B e T), normalmente correlati alla perdita ossea. In presenza di diversi mismatching impianto/abutment non è stata evidenziata alcuna diversità statisticamente significativa.

Clinical Oral Implant Research, Early View, First Published online on 2011, March 28th

PLATFORM SWITCHING E LIVELLI DI METALLOPROTEINASI-8 DI MATRICE NEL FLUIDO SULCULARE PERIMPLANTARE

Partendo dai risultati di uno studio precedente (1), che aveva dimostrato come una maggior ampiezza di mismatching impianto-abutment in techinche switching  platform intervenisse positivamente nel mantenimento delle creste ossee perimplantari, gli autori hanno verificato tramite analisi dei marker MMP-8 che i diversi mismatching non alterano la risposta infiammatoria dei tessuti molli.

Journal of Clinical Periodontology, 2011; 38: 86?94

TESSUTI MOLLI ATTORNO A RIABILITAZIONI IMPLANTARI PLATFORM SWITCHING A LUNGO TERMINE: VALUTAZIONE ISTOLOGICA IN UMANO. RISULTATI PRELIMINARI

Questo studio istologico in umano ha analizzato le caratteristiche dei tessuti molli perimplantari a 48 mesi intorno a impianti riabilitati secondo il concetto di switching platform vs protocollo protesico tradizionale. Gli esiti dimostrano che il protocollo switching platform non introduce alcuna alterazione dei tessuti molli, ma che è favorito il mantenimento dei picchi ossei crestali.

Clinical Oral Implant Research 22, 2011; 438?444

INFLUENZA DI DIVERSE CONFIGURAZIONI DI PIATTAFORMA IMPLANTARE SULLE DIMENSIONI DEI TESSUTI PERIMPLANTARI: STUDIO SPERIMENTALE NEI CANI

Questo studio ha dimostrato che gli impianti restaurati secondo il concetto di switching platform con mismatching da 0,25 mm hanno mantenuto il livello della cresta ossea in modo equivalente ad impianti tradizionali, nel caso in cui questi ultimi vengano lasciati con la parte liscia del collo emergente dall’osso.

Clinical Oral Implant Research, Early View, First Published online on 2011, April 15th

RISTABILIMENTO DELL’ATTACCO EPITELIALE E ADATTAMENTO DEL TESSUTO CONNETTIVALE ATTORNO AD IMPIANTI PROTESIZZATI CON IL CONCETTO DI PLATFORM SWITCHING. STUDIO ISTOLOGICO IN MINIPIG

Questo studio ha dimostrato che il posizionamento crestale dell’impianto e il restauro secondo il concetto del platform switching permettono miglior mantenimento dei livelli ossei e adattamento dei tessuti molli.

NumeriUno, 1: 6-7, 2008

Le esigenze estetiche contemporanee impongono al clinico una immediata riabilitazione in caso di estrazione nei settori antero-superiori. In questi casi, il trattamento implantare risulta oggi una valida alternativa alla protesi fissa tradizionale poichè non comporta la preparazione dei denti prossimali al sito edentulo, risultando quindi più conservativo. Inoltre i protocolli di carico immediato hanno ribaltato il dogma di Brånemark, secondo il quale era imperativo un periodo di guarigione sommersa di almeno 6 mesi per gli impianti inseriti in osso di tipo D3 o D4 (settori anterosuperiori). Numerosi studi hanno dimostrato che il carico immediato ha validità clinica e predicibilità a lungo termine per la sostituzione del dente singolo, e su queste evidenze si basa il caso clinico presentato in questo articolo, che illustra la terapia implantare di una frattura verticale ad etiologia traumatica di un elemento contestualmente all’estrazione microinvasiva del dente, effettuata cercando di salvaguardare il più possibile la corticale vestibolare e i picchi ossei mesiali e distali. Per un migliore risultato estetico finale, si è proceduto alla preparazione del tunnel implantare atto all’inserimento di un impianto Global Ø 5.50 mm e l. 13mm, affondandolo di 3 mm nell’osso basale con un torque di 42 Ncm ed colmando la jumping distance con
matrice bovina mista a collagene. L’uso alternato di frese ed osteotomi ha permesso il mantenimento della bozza vestibolare ed evitato la creazione di fenestrazioni o difetti ossei. Si è deciso di effettuare una protesizzazione con una corona provvisoria entro le 24 h con tecnica diretta utilizzando il concetto restaurativo di Platform Switching, avvitando all’impianto un un pilastro definitivo di diametro 3.8 mm. La paziente è stata rivalutata dopo 12 mesi per controllare lo stato di guarigione dei tessuti molli e dell’osso ed è stata monitorata per oltre un anno. I controlli sia clinici che radiologici non hanno evidenziato alcun tipo di recessione gengivale o di minus estetico. L’altezza delle papille e del margine gengivale sia vestibolare che orale sono rimaste costanti. Si è potuto notare, anzi, un incremento della papilla distale
tra la consegna del definitivo e il follow up a 12 mesi. I parametri parodontali hanno evidenziato assenza di sanguinamento al sondaggio e sondaggio sempre inferiore a 3mm. Dal punto di vista radiologico, si è notato un riassorbimento osseo minimale anche dopo 12 mesi di follow-up. La superficie ZirTi presente lungo tutta la lunghezza dell’impianto e il micro-grooving coronale (microscanalature nella zona coronale del corpo dell’impianto) sembrerebbero influire nel mantenimento osseo. Il risultato estetico si è rivelato quindi prevedibile e costante nel tempo. La tecnica chirurgica e protesica elementare rendono la metodica facilmente riproducibile.
Sia le qualità micromeccaniche (superficie ZirTi) che macromeccaniche dell’impianto Global hanno reso possibile la resistenza ai micromovimenti, assolutamente deleteri per la creazione e il mantenimento stabile dell’interfaccia osso-impianto a lungo termine rendendo possibile il carico definitivo a 2 mesi dall’inserimento dello stesso. L’intercettamento precoce della frattura, la presenza di un biotipo gengivale spesso, la morfologia della piattaforma implantare e l’uso del concetto protesico del Platform Switching, l’utilizzo di un moncone definitivo sin dal primo giorno di carico sono state condizioni importantissime per il mantenimento a lungo termine dell’architettura ossea e gengivale e conseguentemente dell’estetica.